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Nelle democrazie liberali occidentali, la valutazione dei programmi e delle performance organizzative permette di avanzare critiche costruttive sull'operato delle istituzioni, sia nell'esecutivo che nel legislativo. Pur con ritardo rispetto ai paesi democratici più avanzati, in Italia la valutazione è stata istituzionalizzata nella pubblica amministrazione, ma non ancora in parlamento. Nel dibattito odierno si condanna, però, l'eccesso di valutazione, si punta il dito contro obblighi e adempimenti meramente formali, algoritmi subdolamente orientati a consolidare bilanci e risorse, indicatori tecnicamente incapaci di misurare effetti incommensurabili e cambiamenti "emergenti" per amministratori, dirigenti e cittadini. Questo volume fornisce un quadro sulla cultura e la politica della valutazione nel sistema amministrativo italiano, evidenziandone le ambiguità, ma anche i possibili percorsi di apprendimento, a partire dall'analisi dell'esperienza di gestione delle politiche pubbliche nell'esercizio democratico della responsabilità amministrativa.